La parola osteoporosi significa “osso poroso” e si riferisce ad una condizione di aumento della porosità delle ossa e di conseguenza della diminuzione della loro densità.
Si tratta di una vera e propria malattia (e non una condizione metabolica) che indebolisce le ossa e chi ne è affetto corre un rischio maggiore di fratture ossee, che possono verificarsi in seguito a un trauma di scarso rilievo, o addirittura semplicemente in seguito a un movimento brusco.
La malattia è spesso silente, per cui molte persone non sono consapevoli di soffrirne fino a quando le ossa indebolite non si rompono. La maggior parte di questi traumi sono fratture dell’anca, del polso e della colonna vertebrale.
Chi colpisce l’osteoporosi?
Si calcola che circa 200 milioni di persone in tutto il mondo abbiano l’osteoporosi.
L’osteoporosi è responsabile di oltre due milioni di fratture ogni anno e questo numero continua a crescere.
Sebbene l’osteoporosi si manifesti sia negli uomini che nelle donne, queste hanno una probabilità quattro volte maggiore di sviluppare la malattia rispetto agli uomini.
Dopo i 50 anni, una donna su due e un uomo su quattro avranno una frattura correlata all’osteoporosi nel corso della loro vita.
Le persone a maggior rischio di osteoporosi sono le più anziane, quelle con corporatura ridotta, coloro che usano steroidi, che hanno malattie intestinali, hanno subito trapianti di organi o hanno disturbi renali, fanno uso di fumo e alcol e conducono una vita sedentaria.
Ricordiamo inoltre che circa il 30% della popolazione soffre di osteopenia, una condizione dove comunque la densità ossea risulta ridotta.
Quali sono le cause dell’osteoporosi?
Le ossa sono fatte di tessuto vivo e in costante ricambio attraverso il processo che si chiama rimodellamento osseo.
L’interno dell’osso ha un aspetto simile a quello di una spugna. Questa zona interna è chiamata osso trabecolare ed è circondata da un guscio esterno di osso duro, chiamato osso corticale.
Fino all’età di circa 25-30 anni, produciamo più massa ossea di quante ne perdiamo: questo fa sì che le ossa si accrescano e si irrobustiscano.
Dopo i 40 anni la tendenza inizia ad invertirsi e, con il tempo, un progressivo indebolimento dell’osso diventa fisiologico.
Nelle donne dopo la menopausa e con l’avanzare degli anni anche negli uomini, le cavità nell’osso trabecolare (la “spugna”) diventano più grandi e numerose: quando questo indebolimento raggiunge livelli patologici, abbiamo l’osteoporosi, una condizione in cui il tessuto osseo diventa estremamente friabile e fragile.
La base del tessuto osseo è composta di un cristallo di calcio e fosfato, l’idrossiapatite: un apporto adeguato di questi minerali è indispensabile per la costruzione e il mantenimento di ossa forti.
Chi non assume calcio a sufficienza, soprattutto nell’età della crescita, avrà costruito ossa più deboli e quindi più soggette a diventare presto fragili.
Le ossa inoltre rappresentano un deposito di calcio per l’organismo: quando il calcio circolante nel sangue è troppo basso, l’organismo va a prelevarlo proprio dalle ossa, indebolendole: ecco perché condizioni femminili fisiologiche, come la gravidanza e l’allattamento, sono momenti delicati per la salute delle ossa di madre e figlio.
Quali sono i sintomi dell’osteoporosi?
Di solito, l’osteoporosi non dà sintomi. Per questo occorre prestare estrema attenzione ai seguenti segnali di allarme:
- Fratture ossee che possono essere causate da cadute non rovinose, da urti di poca importanza o intervenire spontaneamente (in questo caso sono indicate come fratture da fragilità);
- Cambiamento di postura (assunzione di una posizione curva in avanti, il cosiddetto gibbo o cifosi);
- Difficoltà a respirare (minore capacità polmonare a causa di dischi vertebrali compressi);
- Dolore alla parte centrale o bassa della schiena;
- Perdita di altezza (la riduzione della statura di 3/4 cm o più è indice di frattura vertebrale);
Quali sono i fattori di rischio per lo sviluppo dell’osteoporosi?
Esistono molti fattori di rischio che aumentano le possibilità di sviluppare l’osteoporosi, due dei quali più significativi sono il sesso e l’età.
Il rischio per tutti di fratture da osteoporosi aumenta con l’età.
Le donne in postmenopausa (o che non hanno il ciclo, per esempio a causa dell’asportazione chirurgica delle ovaie) hanno un rischio maggiore di sviluppare l’osteoporosi. Infatti la menopausa rallenta la produzione di estrogeni, ormoni che proteggono dall’eccessiva perdita ossea nei primi 10 anni dopo l’ingresso in menopausa.
L’osteoporosi però colpisce anche gli uomini. Può sorprendere sapere che gli uomini di età superiore ai 50 anni hanno maggiori probabilità di avere una rottura ossea indotta dall’osteoporosi che di contrarre il cancro alla prostata.
Un altro fattore di rischio è legato alla struttura ossea e al peso corporeo. Le persone piccole e magre hanno un rischio maggiore di sviluppare l’osteoporosi perché hanno meno tessuto osseo da perdere rispetto alle persone con più peso corporeo e strutture più grandi.
Anche la storia familiare gioca un ruolo nel rischio di osteoporosi. Chi ha avuto una storia di osteoporosi in famiglia, come genitori o nonni con un’anca fratturata dopo una caduta non rovinosa, può avere un rischio maggiore di sviluppare l’osteoporosi.
Infine, alcune patologie e l’utilizzo prolungato di alcuni farmaci aumentano il rischio di fratturarsi per fragilità:
- Terapia soppressiva con ormoni tiroidei, terapia con corticosteroidi, terapia con anticonvulsivanti;
- Storia di chirurgia bariatrica (perdita di peso)
- Trapianti di organi
- Trattamento di blocco ormonale per cancro al seno o alla prostata o lunghi periodi di amenorrea.
- Celiachia o malattie infiammatorie intestinali.
- Malattie del sangue come il mieloma multiplo.
- Chemioterapia e radioterapia per ogni tipo di tumore
Chi si riconosca in una o più delle precedenti condizioni, anche se in giovane età, non è detto che debba necessariamente sviluppare l’osteoporosi, ma farebbe bene, d’accordo con il proprio medico, a prendere in considerazione uno screening metabolico e densitometrico precoce per l’osteoporosi.
Esistono poi alcuni fattori che aumentano il rischio di osteoporosi sui quali è possibile intervenire:
- Abitudini alimentari: è più probabile che si sviluppi l’osteoporosi se il corpo non ha abbastanza calcio e vitamina D. Sebbene disturbi alimentari come la bulimia o l’anoressia siano fattori di rischio, possono essere trattati.
- Stile di vita: le persone che conducono stili di vita inattivi hanno un rischio maggiore di osteoporosi. Ma l’attività fisica può essere implementata.
- Uso del tabacco: il fumo aumenta il rischio di fratture.
- Consumo di alcol: bere due o più drink al giorno aumenta il rischio di osteoporosi.
Come viene diagnosticata l’osteoporosi?
Il medico può ordinare un test per darti informazioni sulla salute delle ossa prima che si manifestino i problemi.
In questo caso, la Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) è il procedimento di elezione ed è descritto in questo articolo.
L’esecuzione di questi esami a scadenza regolare potrà mettere in luce una condizione di osteopenia (diminuzione della massa ossea) quando ancora l’osteoporosi è lontana, dando la possibilità di intervenire con variazioni allo stile di vita o, se occorre, con terapie mirate.
a cura di
Dott. Paolo Zoppi
Medico ortopedico e specialista nell’osteoporosi