Il melanoma cutaneo rappresenta il 9 per cento dei tumori giovanili negli uomini e il 7 per cento nelle donne.
Ripubblichiamo questo articolo di AIRC.IT che parla di questo tumore maligno e soprattutto di come identificarlo e prevenirlo.
Tabella dei Contenuti
Cos’è il melanoma
Il melanoma cutaneo è un tumore che deriva dalla trasformazione tumorale dei melanociti, alcune delle cellule che formano la pelle. La pelle è l’organo più esteso del nostro corpo ed è formata da tre strati: l’epidermide, il derma e il tessuto sottocutaneo o grasso. I melanociti fanno parte, insieme ai cheratinociti, dell’epidermide. Essi hanno il compito di produrre melanina, un pigmento che protegge dagli effetti dannosi dei raggi solari. In condizioni normali i melanociti possono dar luogo ad agglomerati scuri visibili sulla superficie della pelle e noti come nei. Ricordiamo che nevi è il termine medico che li identifica.
L’oncologo medico Licia Rivoltini parla del melanoma cutaneo e dei progressi della ricerca su questa malattia.
Quanto è diffuso
Il melanoma cutaneo è piuttosto raro nei bambini e colpisce soprattutto attorno ai 45-50 anni. L’età media alla diagnosi si è però abbassata negli ultimi decenni.
In Italia i dati AIRTUM 2017 (Associazione italiana registri tumori) stimano circa 7.300 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e 6.700 tra le donne. L’incidenza è in continua crescita ed è addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni.
È opportuno ricordare che il melanoma cutaneo rappresenta solo una piccola percentuale (circa il 5 per cento) di tutti i tumori della pelle.
Chi è a rischio di sviluppare un melanoma
Il principale fattore di rischio per il melanoma cutaneo è l’esposizione eccessiva alla luce ultravioletta, che arriva fino a noi sotto forma di raggi UVA e UVB. Questa è principalmente veicolata dai raggi del sole. Esporsi troppo al sole rappresenta un pericolo, perché può danneggiare il DNA delle cellule della pelle e innescare la trasformazione tumorale. È importante ricordare che anche le lampade e i lettini solari sono sorgenti di raggi ultravioletti e devono quindi essere utilizzati con estrema attenzione e senza abusarne.
Altri fattori di rischio noti sono l’insufficienza del sistema immunitario (dovuta, per esempio, a precedenti chemioterapie o a trapianti) e alcune malattie ereditarie. Esempio tipico lo xeroderma pigmentoso, nel quale il DNA non riesce a riparare i danni causati dalle radiazioni. Il rischio aumenta anche nelle persone con lentiggini o con molti nei, in quelle con occhi, capelli e pelle chiara e in quelle che hanno un parente stretto colpito da questo tumore o che hanno avuto un precedente melanoma cutaneo.
Tipologie di melanoma
I melanomi cutanei originano sia su una cute integra sia da nevi preesistenti. Parliamo di quelli che sono presenti fin dalla nascita o dalla prima infanzia (congeniti) o compaiono durante il corso della vita (acquisiti).
Dal punto di vista clinico, si distinguono 4 tipi di melanoma cutaneo:
- Melanoma a diffusione superficiale (il più comune, rappresenta circa il 70 per cento di tutti i melanomi cutanei).
- Lentigo maligna melanoma.
- Melanoma lentigginoso acrale.
- Melanoma nodulare (il più aggressivo, rappresenta circa il 10-15 per cento dei melanomi cutanei).
A differenza dei primi tre tipi, che hanno inizialmente una crescita superficiale, il melanoma nodulare invade il tessuto in profondità sin dalle sue prime fasi.
Sintomi
Il segno principale del melanoma cutaneo è il cambiamento nell’aspetto di un neo o la comparsa di uno nuovo. Le caratteristiche di un neo che possono indicare l’insorgenza di un melanoma sono riassunte nella sigla ABCDE:
A come Asimmetria nella forma (un neo benigno è generalmente circolare o comunque tondeggiante, un melanoma è più irregolare);
B come Bordi irregolari e indistinti;
C come Colore variabile (ovvero con sfumature diverse all’interno del neo stesso);
D come Dimensioni in aumento, sia in larghezza sia in spessore;
E come Evoluzione del neo che, in un tempo piuttosto breve, mostra cambiamenti di aspetto.
Altri campanelli d’allarme che devono essere valutati da un medico sono un neo che sanguina, che prude o che è circondato da un nodulo o da un’area arrossata.
Prevenzione
Alcuni comportamenti possono ridurre il rischio di sviluppare tumori della pelle. È fondamentale innanzitutto esporsi al sole in maniera moderata fin dall’età infantile, evitando le ustioni. In generale, bisogna proteggere la pelle non esponendosi durante le ore più calde (tra le 10 e le 16) ed evitando o riducendo al minimo l’uso di lampade o lettini abbronzanti. Sotto il sole è consigliabile indossare cappelli e occhiali da sole e usare creme protettive adeguate al proprio tipo di pelle. Esse vanno applicate più volte in modo da assicurare una copertura continua.
Queste attenzioni vanno riservate soprattutto ai bambini, molto sensibili alle scottature. Il processo di trasformazione tumorale è molto lungo e spesso può derivare da un’alterazione che è avvenuta in età pediatrica.
È inoltre necessario controllare periodicamente l’aspetto dei propri nei, sia consultando il dermatologo, sia autonomamente guardandosi allo specchio. E’ utile farsi guardare da un familiare nei punti non raggiungibili col proprio sguardo.
Diagnosi del melanoma
La diagnosi precoce del melanoma cutaneo non dipende solo dal medico: un auto-esame periodico della pelle permette in molti casi di identificare cambiamenti dei nei e di rivolgersi per tempo al dermatologo.
Lo specialista effettua, in primo luogo, una visita completa nella quale valuta la storia familiare e la presenza di segni e sintomi tipici del melanoma cutaneo. L’esame visivo della pelle è reso più accurato grazie all’uso dell’epiluminescenza, una speciale tecnica di ingrandimento e illuminazione della pelle. La diagnosi certa di melanoma cutaneo richiede, però, una biopsia, in cui un campione di tessuto viene prelevato e poi analizzato al microscopio.
Inoltre, grazie a specifiche analisi sul campione di tessuto, è possibile identificare la presenza di mutazioni molecolari tipiche di alcune forme di melanoma cutaneo e utili per definire prognosi e trattamento. Esami di diagnostica per immagini come radiografia del torace, TAC, PET e risonanza magnetica sono utili a definire se e dove la malattia si è estesa.
Evoluzione
I melanomi cutanei sono in genere classificati in quattro stadi (da I a IV, mentre lo stadio 0 indica il melanoma in situ, che interessa solo lo strato superiore della pelle) definiti sulla base del sistema TNM. Questo sistema tiene conto delle caratteristiche del tumore come:
- lo spessore,
- la velocità di replicazione delle cellule tumorali,
- la presenza di ulcerazioni (T),
- il coinvolgimento dei linfonodi (N),
- la presenza di eventuali metastasi (M).
È importante ricordare che la prognosi può essere molto diversa in base allo spessore della lesione: è ottima per melanomi inferiori a 1 mm e peggiora progressivamente con l’aumentare dello spessore.
Come si cura il melanoma
Sono molte le opzioni di trattamento per il melanoma cutaneo.
La prima scelta è in genere la chirurgia che spesso riesce a curare definitivamente la malattia in fase iniziale. L’entità dell’intervento dipende dallo stadio del melanoma: in genere si asporta anche una parte di tessuto sano attorno a quello malato, in modo da essere sicuri di eliminare tutte le cellule tumorali (si parla di margini operatori liberi). Dopo l’asportazione si analizza al microscopio il tessuto circostante e nel caso in cui si osservi la presenza di cellule tumorali in queste aree, si procede con un nuovo intervento per rimuovere altro tessuto. In alcuni casi vengono rimossi chirurgicamente anche i linfonodi “sentinella”, ovvero i primi a ricevere linfa direttamente dal tumore. Se questi contengono cellule tumorali, vengono asportati tutti quelli dell’area interessata. La chirurgia, inoltre, può essere utile per rimuovere eventuali metastasi.
Oltre la chirurgia
Negli ultimi anni lo sviluppo dell’immunoterapia e della terapia a bersaglio molecolare ha ridotto l’utilizzo della chemioterapia nella malattia avanzata e aperto nuove prospettive di cura in uno scenario articolato e sempre più personalizzato per ogni paziente.
In particolare sono in corso studi che valutano la combinazione delle terapie, la loro sequenza o l’integrazione con altri trattamenti disponibili (es. chirurgia e radioterapia).
Nella pratica clinica la scelta del trattamento dipende dall’estensione della malattia, dalla necessità o meno di una rapida risposta, dalla possibilità di ottenere risposte durevoli, da eventuali patologie concomitanti nonché dalle preferenze del paziente.
In caso di terapie mirate che utilizzano farmaci diretti contro mutazioni specifiche nel DNA (per esempio quelle nei geni BRAF, MEK o c-KIT). La scelta dipende dalla presenza di tali mutazioni nelle cellule del tumore.
La radioterapia è utilizzata in presenza di metastasi ossee oppure cerebrali, a scopo terapeutico integrato con altri trattamenti, oppure come palliativo dei sintomi.
Esistono anche terapie definite loco-regionali che consistono nel somministrare farmaci in dosi particolarmente elevate in aree che è possibile isolare dal resto dell’organismo, come per esempio gli arti. Nel caso del melanoma le più usate sono la perfusione isolata dell’arto e l’elettro-chemioterapia.