La vulvodinia è un disturbo che affligge circa il 13-15% della popolazione femminile, quindi circa 1 donna su sette ne soffre.
Interessa soprattutto le donne in età fertile, si può presentare generalmente con l’inizio dei primi rapporti sessuali.
Si tratta letteralmente di un dolore che interessa la zona vulvare (genitali esterni), persistente da almeno 3-6 mesi. A volte può interessare solo delle zone particolari della vulva: il vestibolo vaginale (area anatomica molto sensibile, sita tra le labbra interne e l’ingresso del canale vaginale), o l’area clitoridea (clitoridodinia).
Vulvodinia: dal sintomo al trattamento
La sintomatologia è caratterizzata da bruciore, sensazione di puntura di spilli, tensione muscolare. Spesso si correla a infezioni vaginali recidivanti, cistiti ricorrenti, o post coitali, disordini gastrointestinali legati alla stipsi.
Nella vulvodinia, la comorbilità può esistere molto spesso con patologie come l’endometriosi, la fibromialgia, o altri disturbi neurologici e reumatologici.
I fastidi si possono presentare durante i rapporti sessuali e possono portare all’evitamento del rapporto stesso. Questo crea ansia e preoccupazione nella donna e difficoltà nel rapporto relazionale di coppia. I sintomi della vulvodinia si possono presentare in assenza di stimoli, ad esempio con il solo contatto della biancheria intima e degli indumenti troppo stretti sulla zona genitale.
Per questi motivi il trattamento della sintomatologia legata alla vulvodinia non deve trascurare l’attenzione alle abitudini quotidiane:
- detersione dei genitali: utilizzare detergenti specifici non aggressivi, che rispettino il ph fisiologico delle mucose e che favoriscano l’idratazione delle stesse;
- abbigliamento: favorire l’utilizzo di fibre naturali, non sintetiche, prive di coloranti, non troppo strette,
- attività fisica: favorire esercizi mirati al rilassamento della zona pelvica, non attività ad alto impatto, ma attenzione anche alla sedentarietà, soprattutto se si passano molte ore nella posizione seduta o in piedi.
Vulvodinia: l’origine del disturbo
Se in passato la vulvodinia era considerata una malattia psicosomatica, oggi sappiamo che la base della patologia è spesso biologica, ma comprende anche la sfera psicosociale: il dolore invalidante e costante può essere causa stessa di una depressione o di un evitamento alla vita di relazione, causando forti disagi psicologici nella donna.
La diagnosi è medica: viene effettuata generalmente con una visita ginecologica che escluda altre patologie legate alla sfera genitale femminile e prevede un’accurata valutazione dei genitali esterni: con il semplice utilizzo di un cotton fioc si individuano le aree di dolore, lo swab test (così chiamato) scatena una reazione dolorosa importante, cosa che solitamente non dovrebbe avvenire in assenza di patologia, in quanto si presenta una sorta di allodinia e iperalgesia causata dalla cascata infiammatoria dei recettori dei nervi. Al sistema nervoso centrale arriva un messaggio di pericolo!
Tutto ciò che è dolore in un rapporto sessuale non è normale, in quanto l’attività sessuale dovrebbe portare benessere e piacere laddove ci sia il consenso.
Come posso indagarlo e risolverlo?
Visita specialistica ginecologica, valutazione e riabilitazione del pavimento pelvico con un professionista specializzato nel settore, consulenza sessuologica (la figura del sessuologo e del consulente sessuale spesso converge in un unico specialista che può eseguire sia la valutazione del pavimento pelvico, sia la terapia sessuale, oppure va ricercata in uno psico-sessuologo, che non può fare una valutazione dei genitali). L’approccio è comunque multidisciplinare in quanto la sintomatologia comprende tutta la sfera bio-psico-sociale della persona.
Migliorare si può, meglio non aspettare troppo tempo, esistono molte terapie efficaci, sempre di più la medicina è a supporto di questi disturbi, gli specialisti si adeguano con l’aggiornamento continuo per effettuare una buona diagnosi e per avere a disposizione terapie innovative ed efficaci. L’importante è non sottovalutare i sintomi, parlarne con il proprio specialista di riferimento, la diagnosi infatti viene spesso ritardata a causa di una reticenza culturale nei confronti della sessualità, ancora considerata un tabù.
La salute sessuale ci permette di vivere meglio prima di tutto con noi stessi, per star poi bene con gli altri.
Specialista di riferimento
Dr.ssa COCCHIARARO PAOLA