Fino a poco tempo fa, per avere le informazioni specifiche sullo stato di salute del fegato era necessario procede con una biopsia.
Parliamo di un intervento puntorio minimo, ma invasivo in quanto mirato a prelevare un campione del tessuto epatico per l’analisi.
In corso di ecografia addominale , in particolare con l’elastografia epatica, è oggi possibile non solo analizzare i margini, il volume e la struttura anatomica del fegato ma, grazie ai nuovissimi strumenti ecografici, è anche possibile misurarne il contenuto in grasso e l’elasticità epatica.
Con tale tecnica non invasiva è possibile controllare a 360 gradi la salute del fegato che è anche uno specchio della salute generale dell’individuo
Ce la racconta il dott. Lorenzo Bertellotti, medico radiologo e coordinatore area medica presso Centro Medico Ponticello.
In questo articolo
La steatosi epatica: il fegato grasso
La steatosi o “fegato grasso” è una condizione che colpisce le cellule del fegato, nelle quali c’è un accumulo anomalo di trigliceridi. Quando il peso dei grassi accumulati nel fegato supera del 5% il peso del fegato si parla di steatosi epatica. Il termine steatosi indica proprio l’eccesso di grassi in un tessuto.
Si tratta di una condizione che compare generalmente tra i 40 e 60 anni di età, ma aumenta l’incidenza anche tra bambini e giovani.
Nella maggior parte dei casi non si hanno sintomi e quindi è difficile scoprire di avere un problema di questo tipo. Per questo molti pazienti non scoprono la condizione fino a quando non si sottopongono, talvolta per altri motivi, a ecografia dell’addome.
La steatosi semplice è un fattore di rischio, non una vera e propria malattia. La malattia si sviluppa se compare l’infiammazione steatoepatite, una patologia che evolve verso la cirrosi epatica e il tumore del fegato.
I sintomi della steatosi epatica
Il fegato grasso è una condizione generalmente priva di sintomi, eppure molto frequente. Si calcola che un italiano su tre soffra di steatosi epatica, ma spesso non ne ha consapevolezza fin quando non si sottopone a ecografia addominale.
La steatosi, nelle fasi iniziali, può causare dolore nel lato destro superiore della pancia: spesso si tratta di un dolore temporaneo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’origine dei dolori in quella zona dell’addome è più di frequente associata alla colecisti o a infiammazione del colon.
La steatosi può evolvere silenziosa per anni senza dare alcun segnale. Per questo è importante sottoporsi a esami diagnostici per prevenire il rischio di scoprire la steatosi quando è già evoluta in steatoepatite, in particolare quando si soffre già di:
- diabete;
- colesterolo alto;
- sindrome dell’ovaio policistico;
- disturbi della tiroide;
- obesità.
L’ elastografia epatica
L’elastografia è una tecnica diagnostica per immagini utile a quantificare l’elasticità del fegato che come detto è condizionata da tre fattori:
- congestione
- infiammazione
- fibrosi epatica.
L’esame in pratica è capace di individuare precocemente i segni di infiammazione epatica e studiarne l’evoluzione in fibrosi che consegue a tutte le malattie epatiche evolutive.
L’elastografia epatica è eseguita grazie alla registrazione dell’onda di diffusione degli echi nel fegato emessi dall’ecografo che viaggia all’interno dell’organo con una velocità diversa a seconda che esso sia sano o che ci siano fenomeni congestivi, infiammatori o fibrotici che rendono più duro e meno elastico il tessuto epatico.
Una maggior area di analisi
La sonda è collegata a un computer che calcola la velocità con cui le vibrazioni meccaniche raggiungono il fegato. Questo dato viene poi convertito in un indice che indica la salute dell’organo.
L’area di indagine è molto grande se confrontata a quella di una tipica biopsia: è una sezione cilindrica di 4 cm di lunghezza e 1 cm di diametro, circa 100 volte più grandi di un campione prelevato tramite biopsia. In questo modo aumenta la superficie per lo studio, la rappresentatività del campione nonché l’accuratezza del risultato.
Chi può eseguire l’esame?
L’esame può essere prescritto a qualsiasi soggetto in quanto è anche un ideale esame di screening. Esso permette infatti di identificare soggetti asintomatici con iniziali patologie. Inoltre, in presenza di valori elevati di rigidità epatica, pone l’indicazione alla biopsia.
La nuova tecnica non sostituisce infatti la quest’ultima, ma premette di limitarne l’uso mirandola solo nei casi di patologia epatica. Inoltre tale metodica permette di monitorizzare nel tempo l’esito delle cure e l’evoluzione della malattia di fegato in modo non invasivo.
Può non essere possibile misurare l’elasticità dell’organo in alcuni soggetti con importante sovrappeso o con spazi intercostali molto stretti.
a cura di
Dott. Lorenzo Bertellotti
Medico radiologo e coordinatore area medica presso Centro Medico Ponticello