La vitamina D è un indicatore metabolico estremamente importante. E’ di fatto l’ormone protagonista nel mantenimento della salute muscolo scheletrica di ognuno di noi. Nel nostro Paese però 5 adulti su 10 hanno una quantità di questa vitamina nel sangue sotto i livelli di guardia. Dopo i 70 anni, oltre 8 donne su 10 sono in stato di carenza.
Cosa produce questo deficit nell’ambito della nostra salute? Come mantenere un livello accettabile di questo ormone nel sangue? Vediamolo assieme!
Che ruolo ha la vitamina D nel nostro metabolismo?
La vitamina D aiuta il calcio a fissarsi sulle ossa per mantenerle robuste. Questo è il suo ruolo principe. La sua carenza non scatena sintomi particolari e, se questi si presentano, non è facile correlarli ad un deficit di questo ormone. Se non si corre al riparo, però, aumenta il rischio di sviluppare un’osteoporosi precoce e/o di elevata gravità.
Per fortuna rilevare la sua concentrazione nel circolo ematico è abbastanza semplice: basta un’analisi del sangue eseguita a livello di laboratorio e il valore restituito ci darà riscontro.
Per diagnosticare una carenza di Vitamina D, i valori rilevati di 25(OH)D devono essere inferiori a 20 ng/mL.
Dove reperire naturalmente questa vitamina?
La molecola non si assume dagli alimenti, non almeno in maniera consistente. Soltanto l’esposizione al sole aumenta i livelli di vitamina D. Tra maggio e settembre bisogna esporsi per almeno 30 minuti al giorno. Le zone del corpo da scoprire sono viso, braccia e gambe. Non è necessario stare fermi, anche passeggiando si “catturano” i raggi del sole. Usciamo però all’aria aperta. Solo i raggi diretti del sole sulla nostra pelle promuovono infatti il meccanismo di sintesi.
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Mancanza di vitamina D: quali sono i soggetti a rischio?
Anziani, obesi e chi ha una malattia della pelle come la vitiligine, che impedisce di stare al sole: sono alcuni esempi di persone che rischiano una mancanza di questa sostanza. Ma non solo. La carenza di vitamina D è tipica dopo un tumore del seno, tra chi assume l’inibitore dell’aromatasi, un farmaco che allontana il rischio di recidive. Oppure anche tra chi ha subito un intervento per tumore alla prostata o di chirurgia bariatrica per asportazione di tratti del tubo digerente.
Il problema si risolve con una cura mirata.
Quali sono gli alimenti ricchi di Vitamina D?
L’apporto di questa specifica vitamina con la dieta permette di introdurre solo tra il 10 e 20% del nostro fabbisogno. Nell’elenco degli alimenti ricchi di questa molecola, il primo è l’olio di fegato di merluzzo.
Ma la sostanza è presente anche nelle aringhe, nel tonno, negli sgombri, nel salmone e nelle uova, anche se in percentuali molto basse. Fra l’altro, questi alimenti andrebbero consumati tutti i giorni, cosa non facile da realizzare.
Così può essere necessaria una supplementazione con farmaci con vitamina D. In questi casi è meglio lasciar perdere il fai dai te, bisogna rivolgersi a un medico che disegnerà una terapia personalizzata.
È bene rivolgersi ad uno specialista anche per evitare il rischio di incorrere in un eccesso di questa molecola nel circolo ematico.
REUMATOLOGIA
a cura di
Dott.ssa Vittoria Bascherini
Reumatologa presso Centro medico Ponticello